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Ancora sulla Strage di Erba e sui dubbi di Azouz

Ancora sulla Strage di Erba e sui dubbi di Azouz

La stranezza del processo ad Azouz Marzouk per calunnia nei confronti di Rosa e Olindo deriva dal fatto che in Italia non c’è mai stato un processo per calunnia derivante da un atto di sollecito alla revisione che sostenesse che i condannati che si sono autoaccusati lo avessero fatto falsamente. Non è invece così anomalo che una vittima dei fatti possa non concordare pienamente sui risultati processuali, così ritenendo che i colpevoli siano diversi da quelli finiti in carcere.

Ovviamente nel caso della strage di Erba questo ha fatto tanto clamore perché si è trattato di un plurimo omicidio commesso in una tranquilla cittadina in provincia di Como, perché all’inizio si riteneva che l’autore fosse proprio Azouz e perché, ancora oggi, sembra strano come Rosa e Olindo, due personaggi un po' buffi e un po' bizzarri, possano aver pensato e realizzato un delitto così efferato.

 L’avvocato Luca D’Auria è subentrato nella difesa di Azouz dopo il giudizio di Cassazione e quindi in un tempo in cui la vittima poco convinta della colpevolezza degli accusati aveva oramai poche armi processuali. Nonostante ciò, Azouz ha presentato un ricorso alla Corte Europea nei sei mesi successivi alla pubblicazione delle motivazioni di Cassazione e, dopo tanti anni di studio degli atti, ha proposto una istanza alla Procura Generale per valutare la possibilità di assumere diciassette prove  e considerare non vere le confessioni di Rosa e Olindo.

L’avvocato Luca D’Auria studia dal 1994 il rapporto tra processo penale e prova scientifica, giungendo ormai da più di un decennio alla conclusione che la prova scientifica sia indubbiamente utile nella ricostruzione dei fatti ma l’elemento cardine del giusto processo sia dato dalla scientificità del giudizio e dunque dal rigoroso rispetto delle norme di diritto che formano un percorso così deterministico e decisivo nel segnare i limiti del libero convincimento del giudice da pensare che possa essere incanalato e letto attraverso i principi di logica che fungono da manuale di istruzioni per un a sorta di algoritmo processuale.

E’ autore di svariati testi giuridici e l’ultimo tra questi (l’Allibratore giudiziario, 2021) affronta proprio il tema della logica processuale in rapporto alla logica classica giungendo alla conclusione che la scommessa sull’esito di un processo sia, razionalmente, un non senso dal momento che il sistema processuale prevede che il dubbio logico (sulla colpevolezza) si trasformi in certezza (sull’innocenza).

Questa ed altre applicazioni dei sistemi sui giochi sono state il fondamento, certamente innovativo, con il quale il difensore di Azouz è giunto a sostenere che quello del suo cliente integrasse l’istituto giuridico del “reato impossibile”- E così è stato.  

Che approfondimenti d'indagine aveva chiesto Azouz ?

Per comprendere quali approfondimenti di indagine avesse chiesto Azouz è necessario distinguere tra la richiesta di assunzione di prove alla Procura Generale, finalizzata alla revisione del processo per la strage di Erba e quelle richieste per la sua difesa nel processo di calunnia nei confronti di Rosa e Olindo nato per iniziativa della Procura Generale stessa in virtù del fatto che, lo stesso Azouz, ritenendo Rosa e Olindo innocenti, avrebbe falsamente accusato di autocalunnia (con le confessioni) gli stessi Rosa e Olindo.

Nel primo atto Azouz aveva proposto alla Procura Generale diciassette temi di prova da approfondire, proprio per verificare se i due condannati si fossero accusati falsamente.

Nel processo invece ha richiesto l’acquisizione di una gran mole di documenti riguardanti gli atti del primo grado del processo di Como (per la strage) e poi alcune prove tecniche che potessero dimostrare fondato il dubbio sugli autori della strage.

Queste prove tecniche erano in parte nuove e si basavano su approfondimenti svolti nel corso di questi anni dal genetista Marzio Capra e dall’Istituto di Neuroscienze Forensi dell’Università di Padova.

Nello specifico Azouz avrebbe voluto comprendere: come un soggetto dal quoziente intellettivo così scarso (principalmente Rosa)avesse potuto, come dicono i giudici, strategicamente confessare riempiendo la deposizione di errori al fine di tenersi la carta della ritrattazione; come avrebbe potuto Mario Frigerio, esposto per un lungo tempo, mentre giaceva inerme sulla scena del crimine, avendo subito l’inalazione di grandi quantità di monossido di carbonio a causa dell’incendio, aver potuto ricostruire in modo affidabile dal punto di vista cognitivo l’identità del suo aggressore (infatti questo ricordo risulta mutato radicalmente durante la degenza in ospedale); come possa sostenersi che la traccia di DNA repertata sul battitacco della macchina di Olindo possa essere stata tipizzata facendo uso del luminol che è un liquido che lascia ampie tracce di gel visibile ad occhio nudo, quando l’immagine scattata dagli operanti non mostra nulla di tutto ciò. 

Quali basi avevano i dubbi avanzati da Azouz?

I dubbi di Azouz non si fondavano però esclusivamente sulle nuove proposte probatorie ma lo stesso, fin dai tempi dell’indagine, aveva rappresentato di non credere pienamente alle accuse di Rosa e Olindo. Nel processo per calunnia ha spiegato come gli paresse inverosimile che questi due goffi personaggi potessero essere gli autori della strage.

Ha altresì raccontato come, non essendo esperto di diritto, dopo la prima sentenza cambiò in parte idea nella convinzione che, se costoro non fossero stati gli autori del delitto, sarebbero stati certamente assolti.

Nel corso dell’interrogatorio ha poi spiegato come, dopo la Cassazione, si rimise a studiare gli atti (questa volta con un nuovo avvocato) e il suo parere cambiò di nuovo; tant’è che si fece promotore di un ricorso alla Corte Europea, depositato ancora prima di quello dei condannati.

Nel corso degli anni i dubbi e le incertezze di Azouz, anche a seguito degli approfondimenti tecnici svolti, si sono radicate con ancora più decisione.

Che rilevanza possono avere queste nuove informazioni sulla ricostruzione completa della vicenda della Strage di Erba?

Per il nostro sistema processuale il soggetto direttamente qualificato per chiedere la revisione è il condannato e dunque, nel caso di specie, Rosa e Olindo. La vittima, come è Azouz, può solamente chiedere alla Procura Generale (il Pubblico Ministero d’Appello) di richiedere la revisione alla Corte di Appello competente.

In quest’ottica vanno letti gli approfondimenti tecnici nuovi e, se possibile, questi devono entrare a far parte di un quadro più generale che possa mostrare come i vari giudici della sentenza ormai passata in giudicato (quella sulla strage, che ha visto punire con l’ergastolo Rosa e Olindo) possa essere rivista, dimostrando l’errore giudiziario. Dal punto di vista giuridico non è peraltro necessario trovare un nuovo colpevole per riaprire con la revisione un caso già chiuso

In che modo possiamo considerare questo processo particolarmente atipico?

Le atipicità di questa vicenda sono tantissime, basta ricordare che non risultano precedenti di processi per calunnia fondati su una presunta autocalunnia.

Ma c’è molto di più: infatti, in questo caso, il processo per calunnia era fondato sull’idea che, proprio il giudicato e cioè il fatto che la sentenza di condanna di Rosa e Olindo non fosse più ricorribile, rappresentava la prova certa delle accuse false di Azouz. Come dire: la certezza della loro responsabilità è la prova della falsa accusa di Azouz. Proprio in questo sta la più grande anomalia di questo procedimento: infatti, questa stessa prova, è anche quella che permette di definire questo reato come impossibile. Infatti, il calunniatore, per essere condannato, deve (almeno potenzialmente) causare una falsa accusa ai danni di un innocente. Ma, proprio il fatto assunto dall’accusa e cioè che il giudicato senza revisione impedisce ogni nuovo accertamento, è impensabile elevare nuove accuse contro chi è già stato condannato. Quindi la prova d’accusa diventa la migliore prova della difesa.

La vera anomalia di questo processo è stata dunque quella di trovarsi dentro il paradosso in cui ciò che per l’accusa dimostra la responsabilità, per la difesa dimostra l’innocenza e ciò senza che il sistema abbia un rimedio per questa situazione. È sembrato di trovarsi di fronte al paradosso di Epimenide o al teorema di incompletezza di Godel e cioè quando un sistema deterministico e chiuso contiene in sé un quesito irrisolvibile.

In realtà la via d’uscita è quella già citata del reato impossibile. Azouz è stato assolto e le motivazioni potranno dirci la ragione più profonda di questa assoluzione.

Ancora sulla Strage di Erba e sui dubbi di Azouz

giuseppe.sartori@unipd.it

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