Strage di Erba: per Azouz Marzouk i colpevoli non sono Rosa e Olindo
Azouz Marzouk, marito e padre di due delle vittime uccise nella notte dell’11 dicembre 2006, non crede che i colpevoli della Strage di Erba siano Rosa Bazzi e Olindo Romano, attualmente condannati all’ergastolo come autori di quattro omicidi. Per avere formalizzato tutti i suoi dubbi in un’istanza atta alla revisione processuale, nel 2019 era finito sotto processo con l’accusa di calunnia, ma recentemente è stato assolto.
Stefania Panza, che da oltre dodici anni si occupa del caso lavorando sugli atti originali dell’inchiesta e dei processi, e che sull’argomento ha già pubblicato un libro (Una strage imperfetta - Erba, analisi di un delitto) ha raccolto in un nuovo volume la testimonianza di Azouz Marzouk, analizzando ancora una volta tutto ciò che non torna nella sentenza di condanna nei confronti dei due coniugi.
Metamorfosi di un delitto - Strage di Erba, errori giudiziari e verità nascoste. Spunti dal processo ad Azouz Marzouk
Una storia che ha del paradossale. Quali sono i principali aspetti della vicenda di Azouz Marzouk?
Anzitutto va sottolineato che Azouz Marzouk è una vittima, in quanto nella strage perse tre persone care: la moglie Raffaella Castagna, il figlio Youssef di due anni e la suocera Paola Galli. Proprio per questo ha diritto di esternare i suoi dubbi in merito alla possibile non colpevolezza dei coniugi, e lo fa dal 2008. Ma nessuno, nonostante Marzouk sia documentato, gli ha mai creduto. Anche quest’ultimo processo, celebrato a Milano, va nella stessa direzione: siccome ha osato mettere nero su bianco le incongruenze delle indagini, dei processi e delle sentenze, in un atto depositato presso la Corte Generale d’appello di Milano, si è cercato di renderlo colpevole. Da sempre viene vissuto così.
Nell’atto, e lo riporto nel libro, sosteneva che Rosa e Olindo si erano auto-calunniati confessando omicidi che non avevano mai commesso. L’analisi delle confessioni, con gli oltre trecento errori, fa propendere verso questa ipotesi. Contestualmente Marzouk aveva chiesto l’acquisizione di diciassette prove testimoniali, a supporto della sua visione dei fatti. Indicava punto per punto le prove e le testimonianze che a suo dire furono travisate o non accolte, e chiedeva che fossero riesaminate le prove che avevano costituto l’impianto per la condanna di Rosa e Olindo, ovvero: la testimonianza di Mario Frigerio, il DNA sull’auto di Romano e, appunto, la confessione.
In questo mi allineo con Marzouk, seppur con motivazioni differenti: le tre prove d’accusa contro i coniugi sono scientificamente fragili. Abbiamo a che fare infatti con un DNA fantasma trovato sull’auto di Romano, con un testimone oculare (Mario Frigerio) non attendibile, e con una confessione che fa acqua da tutte le parti. Estorta a due poveracci che pensavano, confessando quello che non avevano commesso, di poter tornare a casa. A mio supporto, nel libro ci sono interviste ai maggiori esperti in materia che si stanno occupando nuovamente del caso. Fra loro il professor Giuseppe Sartori e la professoressa Giuliana Mazzoni.
Azouz Marzouk, dunque, sempre al centro dell’attenzione. Mi pare di capire che già nell'immediatezza era stato identificato come il principale sospetto, come mai?
Fin dalle prime ore gli investigatori lo indicarono come l’assassino, tanto che l’agenzia Ansa e i Tg della sera dell’11 dicembre 2006, a poche ore dalla scoperta della strage, diramarono la notizia che si cercava un tunisino che avrebbe ucciso moglie, figlio e altre due persone. Era il colpevole perfetto: extracomunitario, con alle spalle due condanne per spaccio di sostanze stupefacenti, un poco di buono che lavorava a singhiozzo. E che qualche volta aveva anche litigato con la moglie, Raffaella. Contro di lui si scagliò inizialmente anche la famiglia Castagna, i due fratelli di Raffaella, e suo padre, nonché marito di Paola Galli, altra vittima di quella sera. E anche se Azouz era in Tunisia, con un alibi di ferro, tutti continuarono a puntare il dito contro di lui. Insomma, in qualche modo doveva c’entrare con quella strage, e il movente lo cercarono in litigi fra bande per il controllo del traffico di droga della zona. Ma gli inquirenti non trovarono nulla, e così le indagini si indirizzarono su Rosa Bazzi e Olindo Romano, altri colpevoli perfetti.
Quindi Azouz Marzouk è credibile?
Beh, per la giustizia di sicuro, visto che anche in quest’ultimo processo che lo voleva colpevole ne è uscito da innocente. In sostanza, non è un bugiardo, così come prima non era un assassino. Sta cercando di riscrivere questa storia, col supporto dei suoi legali.
Attraverso Azouz Marzouk, nel libro viene quindi ripercorsa l’intera vicenda della Strage di Erba?
Sì. Prendendo spunto da quest’ultimo processo, racconto e descrivo le indagini, i processi e le sentenze che hanno condannato i coniugi Romano, evidenziando i possibili errori. Per esempio la mancata analisi delle tracce di sangue sulla tenda di casa di Valeria Cherubini (altra vittima casuale della strage), che avrebbe potuto dirci che non potevano essere stati Rosa e Olindo a uccidere; o la scarsa capacità cognitiva di Rosa Bazzi, che durante i tre gradi di giudizio non fu mai periziata da uno psichiatra. O le reali condizioni di salute di Mario Frigerio, o ancora i verbali che riportano la totale assenza di luminol su quella che fu poi indicata come traccia decisiva del DNA di una delle vittime, che si disse era sull’auto di Olindo Romano. Peraltro, tutti questi nuovi elementi sono stati formalizzati in una seconda istanza di assunzione probatoria depositata alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Milano. Una decina di pagine del mio libro sono state allegate all’atto, quelle che riguardano il parere della professoressa Mazzoni: l’esperta spiega che Rosa Bazzi non ha le competenze cognitive sufficienti per premeditare ed eseguire una strage siffatta, e nemmeno per progettare una fuga senza essere vista da nessuno e senza lasciare nessuna traccia.
Questo nuovo atto, sempre a firma Azouz Marzouk, ha le stesse finalità del primo: chiedere la revisione del processo che ha condotto alla condanna dei due coniugi, scarcerare due innocenti.