Il caso del Dr. Hard di Striscia la Notizia
Questo caso è rappresentativo di quanto possa essere complesso il rapporto fra attendibilità e credibilità del testimone in assenza di dati oggettivi di riscontro.
La peculiarità di questo caso è dovuta al fatto che il ricordo riguarda toccamenti, avvenuti 5-6 prima del momento del loro resoconto processuale, durante una seduta di psicoterapia corporea nella quale il medico di medicina alternativa (denominato dai giornalisti di Striscia la Notizia con il nom de guerre di dr. Hard) effettuava delle compressioni digitali al paziente disteso e ad occhi chiusi su punti corrispondenti grosso modo ai punti di agopuntura.
Il metodo psicoterapico applicato dal medico era stato messo a punto da un medico israeliano il Dr. Nader Butto che prevedeva, secondo la manualistica, compressione di punti particolari mediante le dita a paziente disteso e ad occhi chiusi. Il metodo Butto chiamato del “lavaggio emotivo” è da considerarsi una forma di psicoterapia corporea i cui caposcuola sono Reich e Lowen. Tale metodo consiste nella compressione digitale di questi punti ha lo scopo di mimare, per semplificare, gli effetti dell'agopuntura sui medesimi punti che, nella prospettazione del Dr. Butto avrebbero dovuto anche dar origine a miglioramenti di alcuni aspetti della sfera psichica (es. conflitti , problematiche sessuali, etc.).
Per quel che qui ci interessa, la peculiarità del caso è che il ricordo delle testimoni parti offese non riguardava qualcosa che il testimone stesso vedeva ma qualcosa che il testimone percepiva solo tattilmente senza vedere. Di rilievo è che il ricordo tattile, così dicono le ricerche scientifiche, è poco accurato e che le ricerche empiriche dimostrano come il soggetto chiamato a ricordare (toccando se stesso) un punto precedentemente toccato dallo sperimentatore (quando era ad occhi chiusi) sbaglia anche di 10-15 cm. a distanza di 15 minuti dal momento della stimolazione. Tenuto conto che il numero di ricerche sulla memoria tattile era molto ridotto e riguardava distretti corporei a scarsa valenza “sessuale” (avambraccio) è stato condotto un esperimento simulando una seduta di psicoterapia con il metodo Butto in modo da avere dei risultati empirici direttamente sovrapponibili alla situazione processualmente rilevante.
Inoltre di rilievo è il fatto che molti dei punti toccati sono noti essere dei “trigger points” punti cioè che compressi provocano delle sensazioni tattili a distanza su punti non toccati. La rilevanza per il caso specifico era che alcuni dei punti compressi risulta, secondo la letteratura, provocare parestesie (sensazioni tattili simili a sensazioni reali) ai genitali e di questo dava conto lo stesso dr. Butto (ideatore della metodologia) nei suoi manuali richiamando l’attenzione del terapeuta sui rischi connessi a questi “effetti collaterali” della tecnica stessa.
Questo caso è anche rilevante ai fini del ruolo delle domande suggestive in testimoni maggiorenni. Le parti offese, infatti, non hanno denunciato spontaneamente ma facevano parte di un gruppo di quasi 1500 donne i cui nomi erano stati ricavati dagli archivi dell’ambulatorio medico e convocate per raccogliere delle SIT. E’ stato processualmente ricostruito che gli interroganti facevano dei preamboli standard nei quali facevano riferimento a precedenti donne che avevano riferito di abusi da parte del medico. Di queste 1500 convocate solo 10 avevano effettuato dichiarazioni di rilevanza accusatoria. Di queste 10, 8 avevano in realtà descritto manovre previste dalla metodologia con toccamenti che non coinvolgevano organi genitali.
CAPACITA’ DISCRIMINATIVA DELLE DIVERSE PARTI DEL CORPO
Gli studi su percezione e ricordo tattile dimostrano i seguenti risultati frutto di molteplici ricerche sperimentali pubblicate su riviste peer-reviewed:
• Distretti corporei diversi hanno capacità discriminativa diversa: mentre nelle labbra tale capacità è massima, in altre parti, ad esempio la schiena, risulta molto limitata (Vedi fig. 14 e fig.15)
• La capacità discriminativa (two-point discrimination consistente nell’identificare la distanza minima fra due punti stimolati che in realtà vengono percepiti come uno) è predittrice della qualità e dell’accuratezza del ricordo della posizione toccata. È più facile ricordare punti toccati in distretti corporei ad alta capacità discriminativa (es. mano), mentre è più difficoltoso il ricordo di punti a bassa capacità di discriminazione (es. schiena e aaddome) (Murray, D.J., Wars, R., & Hockley, W.E. (1975). The Quarterly Journal of Experimental Psychology, Vol 27(2), pp. 303-312. ). Dalla figura riportata di seguito, appare chiaro come labbra e mani abbiano capacità discriminative di 10-15 volte superiori rispetto a torace, addome e schiena. Nello specifico, l’addome è un territorio a bassa capacità di discriminazione e , di conseguenza, a basso tasso di ricordo. Quindi, maggiore è la distanza tra due punti toccati perché siano percepiti come distinti in una determinata zona corporea, peggiore sarà l’accuratezza del ricordo .
La capacità discriminativa non è quindi costante per tutti i punti del nostro corpo e questo è da tempo noto essendo stata una delle prime scoperte della psicologia sperimentale dovuta a Weber nel 1834. Nell’esperimento, veniva chiesto ai partecipanti di affermare se venissero toccati da uno o due stimolatori tattili. L’intervallo di spazio tra i due stimolatori veniva variata fino a trovare la minor distanza entro la quale essi venivano ancora percepiti come stimolanti due punti distinti: in tal modo, si è potuto capire quale fosse l’acuità tattile nelle diverse zone corporee (Haggard, P., Taylor-Clarke, M., & Kennett, S. (2003). Tactile perception, cortical representation and the bodily self. Current Biology, 13 (5), pp. 170-173.!) . Come si evince dalle fig.14 e 15, esistono aree che discriminano molto bene, altre altamente imprecise e, quindi, inclini all’errore.
La differenza di sensibilità dipende dalla soglia di attivazione dei recettori sulla superficie del nostro corpo; la soglia più bassa è quella del volto e delle mani. In particolare, labbra e polpastrelli hanno massima capacità in termini di discriminazione. Al contrario, la schiena è la zona con minor capacità discriminatoria. Peraltro, la zona compresa tra il pube e l’ombelico –ossia quella interessata dalla procedura messa in atto dal De Tata- si comporta in modo del tutto analogo alla schiena in termini di capacità ricettiva degli stimoli tattili, dimostrando una capacità molto bassa nel distinguere due diversi punti toccati (rispetto al resto del corpo).
LA MEMORIA DELLA POSIZIONE TOCCATA
Come si è già anticipato, la capacità di ricordare dove si è stati toccati dipende dalla capacità discriminativa della parte toccata visto che non si può ricordare qualcosa che non è stato in origine percepito. D’altra parte, se vi è stata percezione tattile il ricordo può essere più o meno accurato. Le parti offese in questo processo sono chiamate a riferire le posizioni in cui sono state toccate ad una distanza di tempo piuttosto variabile ma comunque dell’ordine di alcuni anni. Devono riferire cioè oggi, circa la posizione di toccamenti avvenuti cinque anni prima sul lettino delle terapie.
Riporterò di seguito una sintesi della letteratura scientifica in merito al ricordo tattile che è di sicura rilevanza per il caso processuale di cui ci si occupa. Tale evidenza dimostra quindi che il recupero del ricordo a breve termine relativo alla collocazione dello stimolo è suscettibile di errori significativi. Gilson e Baddeley ( Gilson, E.Q., & Baddeley, A.D., (2007). Tactile short-term memory. Quarterly Journal of Experimental Psychology,) dimostrano nei loro esperimenti, infatti, che il ricordo di stimoli applicati alla pelle possa resistere circa dieci secondi dopo la stimolazione. Trascorsi i dieci secondi, la traccia mnestica risulta vulnerabile e il ricordo inaccurato. Questo dato sembra dimostrare che il ricordo della posizione di uno stimolo lungo la pelle sia influenzato dall’intervallo temporale della prova e da quello di ritenzione. Nel nostro caso, il recupero dell’informazione avviene ad intervalli di tempo ben più lunghi di quelli sopra indicati (dieci anni).
Inoltre, come fanno notare Murray e colleghi (Murray, D. J.; Ward, Roger; Hockley, W. E. (1975). Tactile short-term memory in relation to the two-point threshold. The Quarterly Journal of Experimental Psychology, Vol 27(2), pp. 303-312), la capacità discriminativa della pelle rispetto ad uno stimolo tattile dipende dalla capacità di discriminare due stimoli, presentati in sequenza su diverse posizioni, come distinti. Naturalmente, più bassa è tale capacità e più ampio è il rischio di dimenticare la zona stimolata originariamente. Tale risultato mette in luce il forte legame esistente tra la percezione dello stimolo tattile e la memoria tattile stessa..
Per riassumere, dati scientifici in tema di accuratezza del ricordo del punto toccato segnala come la memoria sia particolarmente labile anche ad una distanza di tempo dell’ordine di qualche decina di secondi. Ovviamente non esistono esperimenti con ricordi a distanza di tempo di 5 anni: è tuttavia facile immaginare quali potrebbero essere i risultati.
LA MEMORIA DELLA PROCEDURA A DISTANZA DI UNA SETTIMANA
I dati della letteratura sono chiari circa la scarsa accuratezza della memoria tattile. Gli esperimenti pubblicati, però, indagano intervalli di tempo fra il momento del toccamento e il momento del ricordo dell’ordine di decine di secondi. Per esempio, nello studio di Gilson e Baddeley (1969), non si supera l’intervallo di un minuto di ritenzione dell’informazione (vedi fig. 16 – massimo 60 secondi). Questo intervallo fa riferimento alla cosiddetta memoria a breve termine tattile. E’ vero che, se il soggetto ha difficoltà a ricordare a breve termine, a maggior ragione avrà difficoltà a ricordare a lungo termine; tuttavia, per essere ulteriormente sicuri ho provveduto a raccogliere dei dati empirici andando a simulare una procedura di stimolazione tattile sovrapponibile a quella indicata da Nader Butto e applicata al Dott. De Tata.
SOGGETTI
Il campione sperimentale è costituito da sei soggetti di sesso femminile, di età media di 24 anni, i quali sono stati sottoposto ad una seduta di stimolazione secondo la procedura Butto.
PROCEDURA
Fase 1: ognuno dei soggetti, ad occhi chiusi, è stato stimolato per alcuni secondi, seguendo l’ordine della procedura indicata da Nader Butto, in ognuna delle sei zone target e precisamente:1) la zona del collo sotto l’orecchio; 2) la zona pettorale sopra il seno sinistro; 3) la zona dell’addome centrale all’altezza dello stomaco; 4) l’area corrispondente all’ombelico; 5) la zona dell’addominale obliquo sinistro, all’altezza dell’anca, 6) la zona della gamba posta inferiormente rispetto al gluteo destro.
Fase 2: a distanza di una settimana dalla seduta stimolazione tattile, i soggetti sono stati riconvocati ed è stato loro chiesto di ricordare la procedura a cui erano stati sottoposti riportando, graficamente e su una figura di corpo umano femminile stilizzata, i punti toccati durante la prima fase.
I sei soggetti erano tenuti all’oscuro del fatto che successivamente sarebbero stati esaminati nel loro ricordo dei punti toccati.
RISULTATI
La tabella seguente mostra i risultati di ognuno dei sei soggetti esaminati per ognuno dei sei punti stimolati. Per ogni soggetto, sono riportati i punti riprodotti e l’errore di localizzazione, cioè la distanza espressa in centimetri tra il punto toccato e quello riportato Dove non ci sono informazioni significa che il soggetto non ha prodotto un ricordo.
Per quanto riguarda il numero dei punti ricordati, indipendentemente da livello di precisione del ricordo, questi erano mediamente di 3,5 con un minimo di 3/6 ed un massimo di 4/6.
Quando i soggetti ricordano di essere stati toccati, nel 52,78% dei casi, hanno un ricordo relativo ad un toccamento in un punto diverso rispetto a quello stimolato. Quando il soggetto ricorda, posiziona il punto toccato ad una distanza media posta a 11,61 cm rispetto alla posizione stimolata.
Per quanto riguarda il numero di punti ricordati correttamente a distanza di una settimana, questo è risultato essere pari all’8,33%. Ogni soggetto, quindi, mediamente ricordava correttamente32 solo 0,5 punti sui 6 stimolati.
Ad esempio, il soggetto numero 3, toccato come indicato nella procedura in 6 punti, risulta averne ricordati 0 correttamente e 4 ricordati in modo errato e collocati ad una distanza media di 10.62 cm dal punto stimolato. Sempre il soggetto 3 ha omesso i punti relativi alla stimolazione della zona dello stomaco e di quella degli addominali obliqui.
Se andiamo ad analizzare il ricordo della stimolazione nelle zone più critiche, quelle dell’addome l’errore medio nel riprodurre a distanza di una settimana il punto toccato è stato pari a 6.81 cm.
In un caso (soggetto 4), viene addirittura riportato un punto (caviglia) non riconducibile ad alcuna delle zone stimolate.
Di conseguenza, dai dati da noi raccolti nell’esperimento che riproduce il ricordo dei punti del metodo, Butto si è riscontrato che, a distanza di una settimana, i soggetti hanno una marcata difficoltà nel ricordare la quantità dei punti toccati nonché la loro localizzazione.
In definitiva, due tipi di distorsioni del ricordo tattile risultano documentate nel campione di soggetti da noi esaminato:
1. ricordo limitato al 58% dei punti toccati (comprese le localizzazioni inesatte) e questo significa che nel 42% dei casi, il soggetto non ricorda nemmeno di essere stato toccato;
2. la percentuale di punti ricordati e correttamente localizzati (con un errore massimo di un centimetro) è pari all’8.33% a distanza di una settimana.
Il ricordo tattile è particolarmente suscettibile ai tipici fenomeni che influenzano il ricordo, come il passare del tempo oppure il numero di punti toccati (che determinano il fenomeno della interferenza proattiva), come ben si può ricavare dalla fig.16 , che riporta i dati sperimentali rilevanti alla questione in oggetto. Nello studio di Gilson & Baddeley (1969), i soggetti (che non potevano vedere quanto stava accadendo), venivano toccati in un punto sul braccio, e dopo un certo tempo dovevano ricordare quale fosse il punto interessato. Il grafico dei risultati mostra un errore medio di 20 mm dopo 40 secondi, che può arrivare a 31 mm quando i partecipanti vengono distratti durante l’intervallo di tempo che intercorre fra la stimolazione e il ricordo.