Normale per l'età o accurato?

La teoria giuridica vorrebbe che il testimone idoneo sia in grado di rendere "valida testimonianza" dove con questo termine si intende una testimonianza accurata al punto tale da poter su di essa fondare un giudizio di colpevolezza "al di là di ogni ragionevole dubbio"

Invece, succede frequentemente che nella valutazione del minore a rendere testimonianza si assimili la “normalità” del testimone alla capacità a rendere testimonianza. Questa assimilazione è, sotto il profilo logico, un errore. Ad esempio, un bambino di 2 anni può avere uno sviluppo psichico normale ma tenuto conto del suo livello normale di maturazione linguistica e mnestica non è in grado di ricordare fatti come si vorrebbe da un testimone. Ed ancora, un minore di 5 anni che cade nel 40% delle domande suggestive al test di Gudjonsson (test che misura l’entità della distorsione del ricordo indotta dalle domande suggestive)  può avere un livello di suggestionabilità corrispondente alla norma dei bambini di 5 anni ma quel 40% non garantisce, nel caso in cui sia stato esaminato con domande suggestive, che i suoi ricordi siano accurati. Se gli sono state fatte 10 domande suggestive in incidente probatorio ci dobbiamo attendere che abbia prodotto risposte errate a 4 di queste 10 domande e questi 4 errori su 10 domande potrebbero essere un livello di accuratezza poco accettabile sulla base dei criteri valutativi del processo penale.

Quindi si è portati a pensare che se a seguito dell’esame di un testimone questo risulta essere normale automaticamente significhi che esso sia idoneo a rendere testimonianza. In realtà non è così. Quello che conta è la sua capacità a produrre ricordi accurati in condizioni simili a quelle per la quale è chiamato a testimoniare (es. stessa distanza temporale, stessa tipologia di fatto-evento o conversazione, stessa valenza emotiva etc.).