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Uccide il figlio e non lo ricorda

Uccide il figlio e non lo ricorda

La vicenda nasce e si sviluppa in breve tempo. Il marito torna a casa e comunica alla moglie che intendeva lasciarla. Iniziano una discussione durata tutta la notte con la moglie che minaccia il suicidio. Al mattino la donna va a prendere il figlio a scuola. Lo porta in un bosco e lo uccide infilzandolo un innumerevole numero di volte con dei forbicioni da sarta che si era portata da casa.

Alcuni periti avevano dichiarato la moglie incapace di stare in giudizio sulla base della sua incapacità di ricordare i fatti. Il dilemma tecnico in questo caso è il seguente: la perizianda è effettivamente amnesica oppure lamenta il permanere del disturbo per ottenere degli innegabili vantaggi processuali (incapacità di stare in giudizio e vizio di mente)?

Per quanto riguarda la lacuna mnestica descrive se stessa in auto mentre attende l’apertura del cancello di casa come l’ultimo fatto che ricorda prima del suo risveglio in ospedale. Per quanto riguarda gli eventi antecedenti, al contrario, non mostra alcuna difficoltà. Riguardo al litigio con il marito la sera precedente, conferma di ricordare in particolare l’immagine dello stesso mentre indica il numero cinque con le dita, mimando il numero di anni nei quali l’avrebbe tradita. Su esplicita domanda afferma di avere dei ricordi nei quali l’immagine rievocata appare in terza persona, come se avesse assistito alla “scena di un film”, in particolare un momento del litigio con il marito.

Eccezion fatta per la lacuna mnesica, la signora afferma di non avere alcun problema di memoria, dopo il primo periodo dalla dimissione durante il quale a volte dimenticava il giorno della settimana (e il giorno del suo compleanno). Si dimostra in grado di riferire dati autobiografici quali la facoltà presso la quale si è laureata e il titolo della tesi di laurea, nonostante fatichi a ricordare parti di opere letterarie studiate. Riguardo alle allucinazioni riportate nei precedenti colloqui (e delle quali la signora racconta negli scritti presi in esame), la perizianda afferma di percepire ancora la presenza del figlio nelle ore notturne quando va a dormire, tuttavia tali esperienze sarebbero rare (prima invece erano molto frequenti).

Dal colloquio quindi risulta chiaro che la signora lamenta solo una lacuna mestica per il crimine ma non lamenta difficoltà nel ricordare eventi appresi precedentemente al crimine stesso od appresi successivamente.

Una serie di test neuropsicologici hanno permesso di chiarire meglio la questione della genuinità del ricordo.

Per quanto riguarda il mutismo (la paziente era mutacica) , dalla somministrazione dello IAT emerge una moderata evidenza a sostegno della versione soggettiva della perizianda (presenza di un’estrema difficoltà nell’eloquio). In aggiunta a ciò, si rileva l’incapacità di riprodurre movimenti bucco-facciali non verbali.

In relazione alla presenza di amnesia lacunare psicogena (o amnesia dissociativa), dalla somministrazione dello IAT non emerge un dato oggettivo che indichi la presenza di amnesia, così come un dato che indichi la presenza di un ricordo chiaro della vicenda. Il test in questione fornisce un risultato con punteggio fondamentalmente ambiguo e non interpretabile univocamente.

Per quanto riguarda l’eventuale presenza di amnesia anterograda, che non dovrebbe essere intaccata nei casi di amnesia lacunare psicogena (come nel caso in cui si parla) , la prestazione nella norma fornita dalla perizianda al test FIT indicherebbe l’assenza di amnesia anterograda, in linea con i rilievi clinici (ad es. la signora ricorda il tipo di farmaco e il momento della giornata in cui lo assume). Al contrario la prestazione al TOMM, significativamente inferiore a quella di campioni clinici di pazienti con patologie neurologiche gravemente amnesizzanti, considerati in letteratura scientifica (tra cui pazienti con depressione grave, demenza, deterioramento cognitivo, bambini con disturbi neurologici e pazienti con psicosi), suggerirebbe una amnesia anterograda di gravità tale da risultare incompatibile con gli altri dati rilevati.

In altre parole la signora se ha una amnesia lacunare psicogena genuina non dovrebbe avere amnesia anterograda che invece è documentata per certo. Questo risultato depone per una atipicità del quadro complessivo.

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giuseppe.sartori@unipd.it

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