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Verità, menzogna e falsa testimonianza

Verità, menzogna e falsa testimonianza

Con tale termine i ricercatori indicano una deliberata consapevole alterazione del ricordo da parte del testimone funzionale al raggiungimento di un obiettivo. La menzogna, per essere credibile, non può essere facilmente smascherata e quindi la produzione di una menzogna richiede un “tempo mentale” per verificare la tenuta della menzogna stessa a prevedibili verifiche.

La menzogna ha, come vedremo nei paragrafi successivi, un tasso fisiologico in quanto la maggior parte delle persone è preparata a “mentire un pochino”. Non stiamo parlando delle cosiddette “white lies”, quelle che diciamo a casa di un amico quando ci chiede se ci piace il piatto (poco appetibile) che ci ha preparato. Queste menzogne sociali non hanno rilevanza nel processo penale. Stiamo parlando delle menzogne che vengono prodotte al fine di ottenere una qualche forma di vantaggio.

Fino ad ora abbiamo parlato degli errori che il testimone può produrre senza che intervenga alcuna volontarietà nella alterazione del ricordo stesso. La menzogna invece fa riferimento ad una alterazione intenzionale del ricordo finalizzata a convincere l’interlocutore della verità della versione falsa al fine di ottenere dei vantaggi.

Succede spesso che nelle aule di un Tribunale ci si trovi di fronte al problema di identificare un mentitore. E’ possibile sulla base dei soli indicatori comportamentali e verbali disponibili in un processo?

Fino ad ora abbiamo passato in rassegna le condizioni nelle quali un testimone può ricordare in modo accurato i fatti. Quando sono state evidenziate condizioni che rendono bassa l’accuratezza del ricordo del testimone si è parlato di condizioni che agiscono senza il controllo deliberato del testimone che quindi, soggettivamente, dà il meglio di sé al fine di collaborare nella ricostruzione di un fatto accaduto nel passato. Accanto a questa “fisiologia” dell’ inaccuratezza vi è anche una “patologia” del ricordo, quando il testimone, cioè, intenzionalmente mente, andando quindi a riferire qualcosa che sa per certo essere un riferito errato. Il termine menzogna fa quindi riferimento a questa deliberata rappresentazione alterata del ricordo al fine di convincere che le cose siano andate diversamente solitamente per ottenere dei vantaggi.

Come viene definita una menzogna?

Una menzogna è una risposta errata ma non tutte le risposte errate però sono menzogne. Una risposta errata per essere menzogna richiede lo stato mentale del mentitore che consiste nel produrre una narrazione tale da indurre nell’interlocutore la credenza che questa narrazione sia veritiera. Un altro requisito è che la narrazione falsa deve ovviamente essere diversa da quella vera solitamente in pochi elementi che però processualmente fanno la differenza.

Quindi non tutte le narrazioni errate sono delle menzogne; ci possono essere degli errori di ricordo involontari che possono essere dei convincimenti del soggetto che narra errati per vari motivi.

Inoltre, le menzogne non sono tutte uguali ma differiscono per complessità cognitiva, cioè per difficoltà. Alcune menzogne sono molto facili ed altre sono molto difficili da produrre. Fra le menzogne facili annoveriamo le menzogne che consistono nel dire l’inverso della risposta vera (es. Con chi sei stato a cena ieri sera? Con la tua amante? No), altre menzogne sono molto complesse come quella detta da Ulisse il quale dice a Polifemo di chiamarsi Nessuno. Questa menzogna doveva raggiungere l’obiettivo di essere creduta da Polifemo ma non dagli altri Ciclopi quando l’informazione circa il nome fosse stata da Polifemo stesso trasmessa.

Verità, menzogna e falsa testimonianza

giuseppe.sartori@unipd.it

Ricordi accurati ed inaccurati

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Indicatori comportamentali della menzogna

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