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Come argomentare in tema di attendibilità intrinseca

Come argomentare in tema di attendibilità intrinseca

Come si è già visto, tutta la giurisprudenza è orientata a considerare: la testimonianza come autosufficiente qualora superi il vaglio dell’attendibilità intrinseca ( abbia cioè caratteristiche di completezza, dettaglio spazio temporale, coerenza, verosimiglianza etc.).

Il resoconto del testimone è, solitamente, costituito da numerose informazioni all’interno delle quali viene selezionato il dato (la porzione di dichiarazione) utile a costruire l’ipotesi accusatoria. Se il testimone riferisce di aver avuto paura, questa sua affermazione viene cristallizzata come rappresentativa di quanto da lui effettivamente provato. Se, come nel caso dell’esempio, non ci sono riscontri esterni tali da poter confermare e verificare il resoconto, la valutazione viene effettuata secondo i criteri dell’attendibilità intrinseca.

Sotto questo profilo il testimone diventa una specie di notaio di se stesso ed in assenza di evidenze contrarie la sua dichiarazione può essere posta alla base di un giudizio “al di là di ogni ragionevole dubbio”.

I dati analizzati dal consulente tecnico possono essere utilizzati nella argomentazione relativa ai requisiti qualitativi della attendibilità intrinseca.

Come si ricorderà dall’analisi tecnica delle dichiarazioni testimoniali è possibile identificare una serie di caratteristiche di alta e bassa qualità le qualità che possono essere utilizzate per modulare in meglio o in peggio la prima valutazione delle dichiarazioni, quella effettuata sul valore “facciale “ delle stesse.

Ad esempio, se il testimone dice che ha avuto “paura” (ha provato cioè l’emozione di paura), questa dichiarazione viene “irrobustita” se viene fatta qualche ora dopo il fatto mentre viene indebolita se viene fatta dopo un lungo periodo di tempo. Questa valutazione è fondata sul fatto che il ricordo a lunga distanza di tempo risulta essere molto meno accurato. Inoltre a distanza di tempo il ricordo delle emozioni è molto influenzato dalla difficoltà nell’attribuire in modo univoco il nome dell’emozione ad uno stato vissuto in prima persona. La distinzione fra emozioni come terrore, paura, disagio è poco stabile già di per sè e lo diventa sempre di più mano a mano che aumenta la distanza di tempo.

La valutazione complessiva è quindi un bilanciamento di fattori che vanno nella direzione della minore accuratezza e della maggiore accuratezza.

Le domande che seguono aiutano a ricostruire i fattori rilevanti da prendere in considerazione. E' importante che quando si risponde a queste domande si faccia specifico riferimento alle parti del racconto che servono a qualificare il reato.

  • Il fatto da ricordare quanto lontano è nel tempo? (Es. un anno, 2 mesi)

  • Quanti anni ha il testimone?

  • Il fatto da ricordare ha caratteristiche di distintività (tali da non poter essere confuso con fatti simili)?

  • Il fatto è confondibile e ci sono fatti simili non/reato che assomigliano al fatto reato, quali?

  • Il racconto riguarda fatti unici o ripetuti ? (Es. maltrattamenti)

  • Il fatto oggetto della descrizione è verificabile (es. una telefonata)?

  • La descrizione riguarda uno stato mentale (es. un movente)?

  • Quanto della narrazione è un copione (se sto raccontando che sono andato ad un ristorante c’è molto copione)?

  • Il primo racconto è stato spontaneo o sollecitato dall’esterno?

  • Il fatto costituisce reato in quanto tale o perchè è soggetto ad interpretazione soggettiva del testimone ? (Es. distinguere fra mi ha spinto e mi ha urtato richiede interpretazione dello stato mentale dell’autore da parte del testimone)

  • ll fatto da ricordare quante volte è stato ripetuto?

  • Il racconto è stato fatto a terze persone o ci sono i state discussioni con i co-testimoni?

  • Nelle dichiarazioni in fase di indagini ci sono trascrizioni o solo riassunti sommari?

  • Se ci sono trascrizioni c’è stata una parte di racconto libero?

  • Quante domande guidate (ad esempio che richiedevano la risposta SI/NO) sono state fatte?

  • Ci sono state domande suggestive?

  • L’elemento cruciale è stato richiamato spontaneamente o solo dopo domande suggestive o domande guidate?

  • Se ci sono state più dichiarazioni l’analisi comparativa fra le dichiarazioni evidenzia molte differenze?

  • Eventuali differenze sono su dettagli periferici o su elementi centrali?

  • Ci sono molte aggiunte nelle dichiarazioni successive alla prima?

  • Le aggiunte riguardano elementi centrali?

  • ll testimone è stato esposto ad informazioni in momenti successivi che possono aver spinto a reinterpretare o interpretare in modo diverso il fatto?

Applicando questa procedura si potrà ottenere una mappatura dei punti di forza e di debolezza di una dichiarazione che non può avere riscontri oggettivi esterni.








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giuseppe.sartori@unipd.it

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