Incoerenza ed accuratezza
Solitamente il livello di coerenza nel racconto del testimone in due momenti diversi viene considerato un indicatore della sua attendibilità (in termini scientifici accuratezza)
Un altro modo di riformulare la domanda è chiedersi: quante inconsistenze deve avere un testimone per essere valutato globalmente inattendibile in base ai criteri della attendibilità intrinseca?
Qui la questione è particolarmente complicata sia sotto il profilo giuridico che scientifico. La giurisprudenza ha già messo sotto la lente d’ingrandimento questa questione
Le ricerche scientifiche sull’argomento non sono molte e la tipologia di fatti che in situazione controllata i testimoni sono chiamati a ricordare varia da esperimento ed esperimento.
Secondo Fisher e collaboratori (2009) , che riassumono i risultati di 9 ricerche sull’argomento, la correlazione fra numero di contraddizioni ed accuratezza globale della narrazione è bassa e impedisce di corroborare la fiducia che è riposta su questi criteri dalla giurisprudenza.
Più ottimistici sono invece i risultati degli esperimenti condotti da Stanley e Benjamin (2016). Essi hanno osservato come sia possibile prevedere l’accuratezza delle rievocazioni consistenti sulla base del numero di rievocazioni inconsistenti. In altre parole, i loro dati confermano la regola che dice: se un testimone ha molte inconsistenze anche laddove è consistente sarà poco accurato e per contro se ha poche inconsistenze dove è consistente sarà molto accurato.
In questa figura Stanley e Benjamin (2016) riportano la relazione esistente fra numero di inconsistenze e accuratezza delle rievocazioni consistenti. Ogni punto rappresenta un soggetto/testimone. Ad esempio, nell’esperimento 1 il soggetto che ha un valore di 80 (contraddizioni) ha anche una accuratezza bassa (circa 40%) nelle risposte coerenti.